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Rompiamo il silenzio: violenza di genere e femminicidio

La violenza di genere è una questione culturale e sistemica che, in quanto tale, interessa tutti gli individui a ogni livello della società. Rompere il muro del silenzio è pertanto un dovere primario per affrontare e prevenire la violenza di genere ed il femminicidio.

Con questo intento è stato promosso l’ultimo incontro dell’associazione Città dell’Uomo che si è tenuto lo scorso  29 febbraio nell’aula Magna del Seminario Vescovile. Nel 2023 sono state purtroppo ben 118 le donne uccise in Italia di cui 96 in ambito familiare e il fenomeno non accenna a attenuarsi. Quotidianamente le cronache nazionali ci parlano di episodi di violenza sulle donne senza distinzione di classe sociale, provenienza geografica, età e cultura. Una violenza costante che fatica a trovare una decisa inversione di tendenza e che per questo occorre prevenire conoscendone tutti i possibili aspetti, attivando sistemi di sicurezza per garantire alle vittime la giusta protezione.

E’ necessario, informare, proporre incontri in cui parlare esplicitamente di ogni ambito del fenomeno affinché l’attenzione rimanga sempre più alta e le donne che hanno bisogno di aiuto non subiscano in silenzio ma ne parlino perché parlare può salvare altre vittime. Dopo i saluti dell’Assessore alla socialità del Comune di Molfetta, Anna Capurso, la parola è passata a Rosa Maria Scorese, sorella di Santa Scorese vittima di femminicidio nata e cresciuta a Bari.

Santa era una giovane donna che un giorno ha incontrato fuori dalle mura di una chiesa il suo assassino e che a partire dal quel giorno l’ha seguita, perseguitata, molestata in tutti modi per tre anni prima di ucciderla con 14 coltellate giù al portone di casa. Santa era una ragazza piena di vita, dedita allo studio, alla cura degli altri all’attivismo cattolico e all’amore verso Dio, ma tutto questo non ha fermato il suo assassino. Siamo negli anni 90 e il reato di stalking non è ancora riconosciuto e nonostante le ripetute denunce, nessuna autorità prenderà provvedimenti restrittivi nei confronti del suo assassino. E’ solo la sua famiglia che la proteggerà negli spostamenti e nelle attività, ma questo non è bastato. Dopo la morte è arrivato il riconoscimento da parte della chiesa. Per le istituzioni cattoliche Santa è infatti  “Serva di Dio“ in attesa che si concluda il processo di beatificazione. La testimonianza toccante e intensa di Rosa Maria Scorese ha commosso il pubblico presente risvegliando in ciascuno l’attenzione da riservare a questo tragico problema come sottolineato in maniera passionale dalla seconda ospite della serata: Mariapia Vigilante, presidente dell’associazione G.I.R.A.F.F.A acronimo di: Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia Femminile.

L’associazione attiva dal 1997, opera a Bari ed è costituita da donne che si occupano di donne vittime di violenza e cerca di sensibilizzare, informare e sostenere donne che hanno bisogno di aiuto. La Vigilante ha affrontato l’aspetto prettamente legale e soprattutto il lavoro che i centri antiviolenza sono in grado di fare: il supporto che dedicano a ciascuna donna che si rivolge a loro, l’assistenza legale e psicologica. Entrambe le ospiti, con sfumature diverse, hanno evidenziato la necessità della collaborazione della società civile, di tutti noi, nel saper ascoltare, rilevare e denunciare situazioni spesso nascoste ai più ma non ad amici e parenti che affiancano donne vittime di violenza. La presenza sul territorio di a centri antiviolenza sulle donne come Pandora deve stimolare le donne vittime di soprusi e violenza a superare situazioni di disagio, di sofferenza e di isolamento trovando il coraggio per aprirsi, denunciare e ricominciare cosi a vivere.

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