La nuova legge sull’autonomia differenziata: cos’è e cosa cambia per il Sud
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“Autonomia differenziata”: un’espressione tanto misteriosa per i più che la sera del 16 settembre sono confluiti nell’Aula Magna del Seminario vescovile di Molfetta alla conferenza dal titolo “Autonomia differenziata: cos’è e cosa cambia per il Sud”, organizzata dall’associazione Città dell’Uomo – APS.
I relatori, prof Gianfranco Viesti, professore ordinario di Economia Applicata presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’ Università di Bari e il prof. Alessandro Torre, professore ordinario di Diritto Costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari, hanno fatto luce non solo sul contenuto della legge ma anche sul percorso politico che ha portato alla genesi della stessa.
Parliamo di un Unicum in Europa perché non si tratta di regionalismo dal momento che non si tratta di dare poteri alle Regioni né di autonomia, perché in politica sanitaria e ambientale, le Regioni già godono di norme autonome.
Sottolinea ancora il prof Viesti che la parola chiave è DIFFERENZIATA, perché alcuni Presidenti di Regione avrebbero più potere di altri determinando quella che il relatore definisce “Secessione dei ricchi”, espressione ripresa anche dalla Conferenza Episcopale italiana. E’ insomma una finestra da cui rientra un tentativo di processo secessionistico che è uscito dalla porta negli anni Novanta promosso dalla Lega ed è stato ripreso a partire dal 2010, anni di grande austerità, dai Consigli comunali di Veneto, Lombardia e, perfino Emilia Romagna spinti dalla volontà di possesso delle risorse e dalla paura che l’Italia non potesse “ salvarsi” nella sua totalità bensì salvaguardando le Regioni più ricche. Richieste che giungono persino a Roma sostenute da simpatizzanti di Destra e Sinistra e non approvate solo “ grazie” alla caduta del Governo.
Queste Regioni chiedono competenze in tutte le materie, perfino in politica fiscale, dove tratterrebbero una percentuale di tasse nazionali in base ad una aliquota determinata da un accordo diretto tra Regione e Stato approvata dal Parlamento in via definitiva. E’ evidente- afferma ancora Viesti-, che si parla a questo punto di Regioni-Stato. Forti oppositori rimangono i Comuni che saranno schiacciati dal potere delle Regioni e le aziende che dovrebbero adeguarsi a normative diverse di regione in regione.
Il prof Torre ha sottolineato come venga messo in discussione l’art 3 della Costituzione perché l’uguaglianza non deve essere formale ma materiale e non può esserlo se non ci sono le Istituzioni a garantirla. E’ vero che sono stabiliti i LEP cioè i livello essenziali di prestazione ma, dal momento che essi sono garantiti dalle risorse nazionali, riducendosi queste ultime, molto sarebbe affidato alle Regioni le cui risorse varierebbero. Potrebbero derivarne alcune discriminazioni legati per esempio a limiti territoriali come accaduto nel Regno Unito. Questa legge, inoltre- afferma il prof Torre- apre la strada al Premierato perché l’accordo fiscale Stato- Regione sarebbe affidato al presidente del Consiglio e al Presidente della Regione , mentre il Parlamento non sarebbe chiamato alla discussione in merito ad esse ma semplicemente all’approvazione.
E’ evidente, concludono i due relatori, che, il fatto che alcuni documenti come quello firmato da Calderoni sulle competenze richieste non siano pubblici e soprattutto si parli poco della Legge, sia segno evidente di come il Governo cerchi di informare il meno possibile noi cittadini su quello che è il vero contenuto della legge. Tuttavia, la raccolta di firme in favore del Referendum che ha di molto superato il limite richiesto, conferma la volontà di noi tutti di preservare la nostra Nazione da qualsiasi tentativo di riforma secessionistica. E’ necessario vigilare sempre attraverso la corretta informazione e un impegno di divulgazione che raggiunga adulti e giovani generazioni spesso impreparate di fronte a decisioni cosi importanti per il loro futuro